Hai mai pensato che il cambiamento potrebbe essere la chiave per il miglioramento?
E cosa c’è di meglio dell’attività fisica per mettere in moto questo processo di trasformazione?
Ma c’è un ostacolo che dobbiamo affrontare: la mancanza di motivazione, l’apatia, il pensiero che nulla servirà e che una semplice corsa non può davvero aiutarci a sentirsi meglio o uscire da un periodo di tristezza o dal dolore della fine di una relazione.

Teoria sul collegamento tra emozioni e corpo
Forse non sai che l’esercizio fisico ha un impatto sorprendente sulle nostre emozioni.
Numerosi studiosi hanno dedicato le loro carriere all’approfondimento del collegamento tra corpo e mente in relazione alle emozioni.
Nel corso del tempo, molteplici teorie si sono susseguite, ma una delle prime ad emergere è stata la teoria di James e Lange nel 1884.
Secondo questa teoria, un evento emotivamente rilevante scatena un’attivazione fisiologica o “arousal” a livello periferico, che si manifesta attraverso una serie di reazioni fisiche come tremori, sudorazione, accelerazione del battito cardiaco e contrazione muscolare. L’individuo percepisce quest’attivazione fisica e la interpreta come un’emozione.
In altre parole, secondo questa teoria, il nostro corpo non inizia a trepidare perché abbiamo paura, ma perché la paura ci fa trepidare. Iniziamo a sentire l’emozione solo dopo che la risposta fisiologica si è manifestata.
Questa teoria ha dominato a lungo nonostante le critiche, ma fu successivamente confutata dal lavoro di Cannon-Bard nel 1927-1934. Questi due fisiologi dimostrarono che l’esperienza emotiva si verifica indipendentemente dall’espressione emotiva.
Attraverso l’osservazione di animali e esseri umani sottoposti a resezione spinale, fu evidente che la capacità di provare emozioni non diminuisce affatto. Questa teoria sostiene che l’emozione sia indipendente dalle modificazioni corporee.
Quando uno stimolo emotivamente coinvolgente colpisce il nostro sistema nervoso, si attivano contemporaneamente due vie distinte: il sistema nervoso simpatico, che scatena una risposta fisiologica, e la corteccia cerebrale, che genera l’esperienza emotiva.
Di conseguenza, i cambiamenti corporei e le sensazioni emotive si manifestano simultaneamente.

Teoria cognitivo-attivazionale di Schachter e Singer
L’evoluzione delle teorie ci ha portato alla teoria cognitivo-attivazionale di Schachter e Singer del 1962, che getta luce sull’importanza sia degli aspetti comportamentali-motori che di quelli cognitivi nell’emozione.
Secondo questa teoria, l’esperienza emotiva si manifesta quando una persona percepisce uno stato di attivazione e allo stesso tempo attribuisce tale stato a un’emozione specifica.
La qualità dell’emozione è influenzata dal tipo di attribuzione valutativa dello stimolo, mentre l’intensità è determinata dall’attivazione fisiologica.
Per vivere appieno un’emozione, è essenziale associare un’etichetta cognitiva allo stato di attivazione fisiologica. Non è sufficiente generare un’attivazione generale.
Ma come possiamo applicare tutto ciò nella pratica?
Per comprendere meglio, poniamoci la seguente domanda: piangiamo perché siamo tristi o siamo tristi perché piangiamo?
Riflettiamo su questo interrogativo alla luce della teoria di Schachter e Singer. La loro teoria ci offre una prospettiva affascinante. In realtà, entrambe le cose sono vere. Piangiamo perché siamo tristi, ma allo stesso tempo siamo tristi perché piangiamo.
Questo perché emozione e comportamento sono strettamente collegati e si influenzano reciprocamente. Il pianto può scatenare sentimenti di tristezza, ma allo stesso tempo la tristezza può portarci a piangere. È un ciclo interconnesso che dimostra quanto sia profonda la connessione tra le nostre emozioni e il nostro comportamento.
Questo ci porta a una consapevolezza preziosa: possiamo utilizzare attivamente il nostro comportamento per influenzare le nostre emozioni.
Se vogliamo cambiare il nostro stato emotivo, possiamo adottare comportamenti positivi che favoriscono l’attivazione di emozioni desiderate. Possiamo scegliere di impegnarci in attività che ci danno gioia, soddisfazione e benessere.

Rompere il circolo vizioso
L’attivazione comportamentale diventa quindi uno strumento potente per migliorare il nostro benessere emotivo e generare un effetto positivo sulla nostra vita.
Quindi, anziché essere vittime delle nostre emozioni, possiamo diventare attori consapevoli e attivi nel modellare il nostro stato emotivo attraverso i nostri comportamenti. È un’opportunità straordinaria che ci dà il potere di trasformare la nostra vita.
Quindi, alla domanda: “piangiamo perché siamo tristi o siamo tristi perché piangiamo?” la risposta sarebbe “entrambe le cose”.
Da questa riflessione, emerge chiaramente l’importanza dell'”attivazione comportamentale”.
Questo concetto si traduce nel riprendere l’iniziativa, nel ritornare a svolgere le attività che ci procurano soddisfazione e piacere, ma che spesso lasciamo cadere per varie ragioni.
Quando ci riattiviamo a livello comportamentale, impegnandoci in attività piacevoli e stimolanti, sperimentiamo un impatto positivo sull’umore.
Di conseguenza, ci sentiamo spinti ad intraprendere ulteriori attività gratificanti. Possiamo immaginare tutto questo come un circolo virtuoso, un ciclo autoalimentante che prende slancio, ed è proprio in questo contesto che gli esercizi rivestono un ruolo fondamentale.
Più ci impegniamo, più desideriamo metterci in gioco. Al contrario, se riduciamo il nostro impegno, diminuisce anche la nostra voglia di fare e ciò si riflette negativamente sul nostro umore. La vera sfida consiste nel contrastare quella parte del nostro cervello che ci propone le solite scuse: “Non ho voglia, lo farò domani, sono stanco stasera, lo faccio solo per un po’ e basta“, insieme a molte altre giustificazioni che dobbiamo respingere per ottenere i risultati che tanto desideriamo.
L’errore più grave che possiamo commettere è voler prevedere il risultato del nostro impegno. Non dovremmo preoccuparci di come andrà a finire. Dobbiamo semplicemente lasciare che la natura segua il suo corso e i risultati arriveranno al momento giusto, come ci ricordava Bruce Lee.
Allora, cosa stiamo aspettando?
Mettiamoci in movimento, sfidiamoci e scopriamo i numerosi benefici che gli esercizi apportano al nostro benessere emotivo e fisico. Il cambiamento e il miglioramento sono a portata di mano, basta soltanto cominciare!