Ti sei mai chiesto come una persona possa manipolarti così abilmente da mettere in dubbio la tua stessa sanità mentale?
La risposta è nel gaslighting.
Il Gaslighting è un termine che indica una forma di abuso psicologico e manipolazione mentale, progettata per far dubitare di te stesso, delle tue percezioni e persino della tua salute mentale.
Ma da dove deriva questo termine?
Scopriamolo insieme.
Le radici del termine “Gaslighting” risalgono a un film omonimo, in cui un uomo convince sua moglie di essere impazzita.

Origini del termine
Il termine per indicare questa “tecnica” manipolatoria trae origine dal film “Gaslighting” in cui un uomo fa credere a sua moglie di star perdendo la testa, attraverso delle bugie e alternando l’intensità delle luci della lampada a gas della casa in cui vivono.
Quando la moglie fa riferimento a questi cambi di intensità della luce, il marito le fa credere che non è vero e che si sta immaginando tutto, portandola appunto a dubitare in sé stessa e nella sua sanità mentale.
In breve, il Gaslighting mina la fiducia in se stessi e nella propria sanità mentale.
Gaslighting: vera e propria violenza psicologica
Il Gaslighting è una vera e propria forma di violenza psicologia, subdola e non facilmente riconoscibile. Il suo scopo è quello di ledere l’autostima della vittima, portandola a dubitare profondamente di sé stessa fino a portarla in una posizione di dipendenza psicologica e fisica.
Il gaslighting può manifestarsi nelle varie relazioni come quelle di coppia, di lavoro e famigliari. Vediamo insieme come si sviluppa in queste dinamiche distruttive.

Gaslighting nelle relazioni amorose
Nelle relazioni amorose, il Gaslighting è tipico delle relazioni “tossiche”, dove un partner di solito narcisista, utilizza varie forme di manipolazione per tenere l’altro sotto il suo controllo. Si alternano messaggi svalutanti e critici come “non fai mai nulla di buono” a momenti in cui il manipolatore concede piccole dosi di amore. Questi momenti confondono la vittima rendendola dipendente da quelle briciole di attenzioni, facendole credere che l’affetto dipenda dal suo comportamento: “se ti comporti bene io posso amarti”.
Minando profondamente l’autostima della vittima, il gaslighter le fa credere di essere l’unico in grado di amarla nonostante i suoi tanti, troppi difetti che non perde mai l’occasione di sottolineare e amplificare.
Il Gaslighting nella coppia può essere anche utilizzato per giustificare comportamenti sbagliati come un tradimento: il gaslighter scoperto può cominciare ad incolpare la vittima per i suoi comportamenti, distogliendo dunque l’attenzione da sé, fino a farla passare dalla parte del torto “se non ti curi mai e sei sempre trasandata è normale che io ti tradisca”.
Gaslighting sul lavoro
Nel contesto lavorativo il gaslighting è perpetrato da un superiore o un collega alla pari. In questo caso rientra tra le forme di mobbing. Le dinamiche sono le stesse: il manipolatore ostacola ogni tentativo di espressione della vittima cercando in tutti i modi di farle fare brutta figura e la svaluta continuamente Per esempio, durante riunioni o discussioni, il gasligther non perde occasione per svalutare o ridicolizzare pubblicamente le idee della vittima, magari attraverso il sarcasmo “Ah si, bella idea! Funzionerà sicuramente, come l’altra volta che hai fatto quel casino!” minando così la sua autostima fino a farlo sentire sempre inferiore. In questo modo si crea un ambiente di umiliazione e stress che può spingerla a lasciare il lavoro.
Gaslighting in famiglia
Purtroppo, anche le dinamiche famigliari non sono esenti da questi fenomeni che sono spesso inconsapevoli. È tipicamente il genitore che manipola il figlio, utilizzando una personalità dominata dal controllo e dalla critica costante.
Solitamente la personalità di questi genitori è narcisista, dominata dalla mania del controllo: il bisogno di controllare tutto, compreso il figlio, porta questi genitori a essere iper-critici e a minare in maniera profonda l’autostima e l’autonomia del figlio.
Per esempio, un genitore galighter spesso svaluta le abilità e gli interessi del figlio “pensi solo a suonare la chitarra, quando ti troverai un vero lavoro?” oppure “se non ci fossi io tu non combineresti mai nulla di buono!”.
Oltre alla svalutazione questi genitori fanno molta leva sul senso di colpa per tenere legato a sé il figlio, per esempio “da quando sei nato la mia vita è finita, ho vissuto per te e adesso vuoi andare via! Ingrato!”.
Ma come possiamo capire se siamo vittime di Gaslighting?
Non è facile, ma conoscere il fenomeno può aiutarci a prevenirlo o riconoscerlo.
Ma come possiamo prevenire il Gaslighting?

Come prevenire il Gaslighting
È importante comprendere come questa tecnica manipolativa venga utilizzata al fine di prevenirne gli effetti o di riconoscere tempestivamente ciò che sta accadendo. Non lasciatevi ingannare pensando che si tratti solo di qualcosa che accade nei film, perché vi assicuro che non è così.
Ecco alcune delle tecniche tipicamente utilizzate per manipolare e mantenere il controllo sull’altra persona:
- Mentire spudoratamente: il gaslighter (colui che manipola) dice delle bugie che agli occhi della vittima sono palesi, ma le afferma con tale convinzione e fermezza che la vittima inizia a dubitare di se stessa, soprattutto se poi alle bugie seguono verità, “non ho mai detto queste parole, ti ricordi male”. Alla lunga l’effetto è l’incertezza totale.
- Negazionismo: oltre alle bugie c’è una vera e propria negazione della realtà in modo che la vittima cominci a dubitare delle proprie percezioni e memoria “ti immagini le cose! Non ho mai fatto nulla del genere!”. L’effetto è sempre quello di destabilizzare e confondere.
- Svalutazione: il gaslighter dapprima in modo sottile e poi sempre più palese, scredita la vittima e la svaluta su tutti i fronti. Ad esempio, fa continui commenti sarcastici per criticare il comportamento, i valori morali, gli affetti, le capacità, qualsiasi cosa, minando profondamente l’autostima. “Com’è che non sei capace di fare niente?”.
- Manipolazione affettiva: il gaslighter svaluta la vittima, ma fa anche complimenti e apprezzamenti al fine di manipolarla emotivamente. Gli apprezzamenti vengono fatti quando la vittima acconsente alle richieste del gaslighter (rinforzo positivo) o quando sembra sul punto di crollare, facendo credere per un attimo che “le cose non vanno così male, ci sono anche momenti positivi”. Questo lega emotivamente la vittima al gaslighter, rendendola dipendente dall’approvazione e dall’affetto.
- Isolamento: la vittima è più debole e facilmente manipolabile se è sola, quindi il gaslighter mente per mettere tutti gli amici o familiari contro di lei “anche i tuoi amici pensano che non vali niente, me l’hanno detto”; “anche tuo padre pensa che senza di me saresti persa”. In questo modo la vittima è priva di punti di riferimento e di persone di cui fidarsi.
- Silenzio manipolatorio: quando la vittima non assolve alle richieste del gaslighter, quest’ultimo può utilizzare il silenzio come punizione, rifiutando ogni comunicazione o tentativo di dialogo. Il gaslighter finge che la vittima non esista, ignorandola completamente fino a quando, esausta e molto frustrata, si assumerà ogni colpa pur di ristabilire i rapporti.
- Cambiare argomento: Quando è messo alle strette in una discussione, il gaslighter cambia argomento, tipicamente attaccando la vittima. L’obiettivo è di deviare l’attenzione e far sì che la vittima si trovi a difendersi dalle accuse.
- Screditare la vittima: il gaslighter si impegna attivamente in una campagna contro la vittima con parenti e amici, raccontando loro che “sta perdendo la testa” o che “in questo periodo è molto stressata e tende ad esagerare”, in modo che la vittima non venga presa sul serio quando proverà a lamentarsi del partner manipolatore.
Queste sono alcune delle tecniche manipolatorie più comuni utilizzate dal gaslighter.
Ma qual è la personalità di un gaslighter?
Chi è il gaslighter?
Il gaslighter solitamente presenta una personalità narcisistica o antisociale, poiché è incline a comportamenti manipolatori come il gaslighting. Queste persone si caratterizzano per diversi tratti distintivi:
- Mancanza di empatia: non riescono ad essere pienamente coinvolti nelle relazioni quindi non si fanno molti scrupoli nel manipolare gli altri o farli soffrire;
- Scarsa intelligenza emotiva: hanno difficoltà a comprendere le emozioni altrui e le proprie, spesso litigano frequentemente poiché si sentono incompresi.
- Tendenza a screditare gli altri ed esaltare sé stessi;
L’obiettivo del manipolatore è sempre quello di soddisfare le proprie esigenze, cercando di piegare gli altri a proprio vantaggio utilizzando la forza, le bugie e tutte le altre tecniche che abbiamo visto.
È importante capire che queste persone, a causa della loro scarsa intelligenza emotiva, non sono pienamente consapevoli dei loro comportamenti manipolatori. Di conseguenza, non provano senso di colpa.
Pertanto, è quasi impossibile cercare di farli ragionare o pentire delle proprie azioni. L’unico modo per aiutarli è che si affidino a un professionista e intraprendano un percorso terapeutico.

Riconoscere i segnali del gaslighting
Proprio perché il gaslighting è un fenomeno subdolo e sottile, che mina profondamente l’autostima, la sicurezza in sé e i legami interpersonali della vittima, non è facile rendersi conto di essere vittime di questa manipolazione.
Spesso, sono le persone che ci circondano a notare che qualcosa non va. La famiglia, gli amici di sempre e i colleghi si accorgono che la vittima mostra un comportamento insolito e che qualcosa non funziona come dovrebbe e cercano di farlo notare alla vittima. Tuttavia, la vittima trovandosi in una situazione di confusione e di dipendenza affettiva, non da facilmente ascolto a nessuno. La vittima tenderà infatti, a minimizzare, giustificare, e ripromettersi che andrà meglio con il tempo.
Non ci dimentichiamo poi che uno degli obiettivi primari per il gaslighter è quello di allontanare la vittima da tutti, proprio per minimizzare i tentativi di “intrusione” degli altri nella storia.
Ma come possiamo capire se abbiamo a che fare con un manipolatore?
Ecco 7 segnali a cui fare attenzione:
- Durante le conversazioni, la comunicazione risulta sempre molto confusa e sembra mancare una base di realtà comune su cui basare la discussione.
- Quando state insieme, ti sembra di fare sempre la cosa sbagliata;
- Ti senti continuamente ansioso e in tensione;
- Molte informazioni sono contrastanti e i fatti non ti tornano;
- Ti dice spesso frasi come “te lo stai inventando!”; “non ho mai detto/fatto questo”; “sei tu che esageri sempre!”; “sei pazza/o!”;
- Da quando state insieme la tua autostima è drasticamente diminuita.
- Hai smesso di frequentare molte delle persone che conoscevi da prima della relazione.
Se più di uno di questi punti ti suona familiare, è importante prestare maggiore attenzione alla situazione e considerare seriamente la possibilità di trovarti davanti a un manipolatore.
Come uscire da una situazione di gaslighting
Se sospetti di essere vittima di gaslighting, ecco alcuni suggerimenti che potrebbero esserti d’aiuto:
- Tieni traccia delle conversazioni: registrale, annota date, info, orari su un quaderno da nascondere in modo che tu possa verificare e avere la certezza di cosa è stato detto dal gaslighter;
- Parlane con persone di cui ti fidi: non isolarti, riprendi i contatti con le persone di cui ti fidi davvero in modo da confrontarti con loro;
- Chiedi aiuto a un professionista, come uno psicologo: ti aiuterà a capire cosa fare e come comportarti;
Bene, hai riconosciuto di essere vittima di gaslighting, e adesso? Cosa puoi fare?
Un consiglio fondamentale è: resisti alla tentazione di chiarire con lui!
Non serve a nulla mostrargli prove evidenti o provare a farlo ragionare, il gaslighter troverà sempre il modo di farti credere che sei tu nell’errore e non ammetterà mai le proprie bugie.
Se puoi, allontanati subito da questa persona in modo da avere un po’ di tempo per riflettere sulla situazione più lucidamente. L’allontanamento dal manipolatore può offrirti una prospettiva più ampia e chiara della situazione.
Spesso le vittime di manipolazione si vergognano per essere “cascate nel tranello” e si incolpano per non essersi accorte prima della situazione. Questo è un tipico effetto delle relazioni tossiche, quindi è importantissimo chiedere aiuto: a famigliari e amici sicuramente, ma anche e soprattutto a un professionista, come uno psicologo, che ti aiuti a valutare la situazione e ad avviare un percorso di riconquista della tua autostima.
Non avere paura di chiedere aiuto, noi di SOS Relazioni siamo qui per te!
Autore: Filomena P. Coach e Psicologo SOSRelazioni